venerdì 11 settembre 2009

23. I turco-mongoli

Nato in Transoxania (attuale Uzbekistan), Timur (1336 - 1405) è uno dei tanti modesti capi-clan, in un periodo in cui la Transoxania è frammentata in tanti piccoli khanati. Timur è un musulmano fanatico e, insieme, un uomo di notevole cultura, amante dell’arte e, soprattutto, molto ambizioso. Mentre sta razziando del bestiame ad una vicina tribù, viene ferito ad una gamba e rimane zoppo. Da ciò il nomignolo lang (zoppo), Timur Lang, che, in italiano, diventa Tamerlano. Inizialmente, Timur si pone al servizio di uno dei signori più potenti della Transoxania, l’emiro Khazgan, dove ha modo di mettersi in luce, e già medita di emulare le gesta di Gengis Khan. Non ne è un discendente, ma se ne considera erede per diritto divino. Sempre così: quando si è sufficientemente forti da poter imporre le proprie idee, si sente il bisogno di farsi legittimare da un dio.
Il primo passo è quello di esporsi con la promessa di ricompensare i sostenitori e con la minaccia di escludere dai benefici o di punire in modo esemplare i recalcitranti. Ai primi successi, si rivela magnanimo coi suoi alleati, coi quali divide il bottino di guerra. Dopo una vittoria, subito individua il nemico successivo, contro cui combattere e, battaglia dopo battaglia, tra il 1364 e il 1370, riesce ad unificare la Transoxania sotto il proprio controllo. I sudditi lo amano: il bottino di guerra li ripaga delle tante fatiche. Ma anche lo temono: sanno che la loro vita dipende da lui. Nessuno osa contestarlo e il suo potere è assoluto.
Tamerlano adesso è un signore potente e potrebbe vivere in pace, accontentandosi della propria condizione, ma poiché mira a restaurare l’impero di Gengis Khan, continua a porsi sempre nuovi obiettivi di conquista, riuscendo nella straordinaria impresa di conquistare Iran, Mesopotamia, Armenia, Georgia, India, Siria e Iraq, per poi attaccare e sconfiggere il sultano ottomano Bayazid I. Compie anche ripetute incursioni in Russia e in Lituania. È una macchina da guerra inarrestabile, che per 35 anni sconvolge tutta l’Asia anteriore e ovunque compie spaventose stragi. Nello stesso tempo Samarcanda, la sede imperiale, diviene una splendida e raffinata città, resa tale da una folta schiera di artigiani, architetti e artisti, catturati nelle regione conquistate e costretti ad impegnarsi secondo i desideri del despota, che muore nel 1405, mentre organizza l’ennesima spedizione, indirizzata questa volta contro la Cina.
Se somiglia a Gengis Khan come conquistatore, Tamerlano non dimostra le stesse qualità nel settore amministrativo e, di fatto, il suo smisurato impero si regge in piedi solo grazie alla forza. Così, già alla sua morte, il suo impero inizia subito un lento declino, che si accompagna alla ripresa dell’irresistibile avanzata dei turchi ottomani e si conclude nel 1507 con la fine della dinastia dei Timuridi.

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