venerdì 11 settembre 2009

09.5. Le monarchie nazionali

A partire dal 1200, mentre l’Italia e la Germania rimangono divise, in alcune regioni europee (Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo) avviene che un solo feudatario riesce a prevalere su gli altri, divenendo signore supremo di un grande territorio. Nel XIX secolo si parlerà di «Stato nazionale» in presenza di un unico popolo, che parla una lingua propria, che dispone di un proprio ordinamento politico, un proprio apparato burocratico, un proprio sistema giudiziario e un proprio esercito. Nel XIII secolo non è ancora esattamente così, e una nazione può essere anche composta da gruppi etnici diversi, ciascuno provvisto di proprie leggi e proprie tradizioni, accomunati solo dal fatto di riconoscersi sudditi del medesimo re o signore. Non per caso, le forme di governo più comuni dei primi Stati nazionali sono monarchie.
Le monarchie nazionali rappresentano un fatto nuovo nella storia, essendo diverse tanto dai regni e dagli imperi del passato, che comprendevano popoli diversi, generalmente di tipo tribale, quanto dall’ordinamento feudale, che era, come abbiamo detto, un tipo di rapporto tra signori, ciascuno detentore di poteri assoluti nel proprio territorio, ma legato da vincoli di doveri nei confronti di un signore di livello superiore. Nella monarchia nazionale, il Re è il capo assoluto, potremmo dire anche il padrone, di un grande popolo “nazionale”, allo stesso modo in cui il Signore o il Principe è il capo assoluto di una piccola comunità cittadina o di un modesto territorio regionale. Il re esercita un potere sovrano e patrimoniale su un territorio e sulle popolazioni ivi residenti. Il regno è una sua proprietà privata, che egli tende a consolidare, a proteggere da eventuali pericoli, esterni o interni, e ad ingrandire. Gli interessi del re coincidono con quelli del regno e tendono a tradursi in una lingua, in una moneta, in un apparato amministrativo e militare, in una politica economica e in una chiesa nazionali o, se preferiamo, in una cultura nazionale, che costituisce il patrimonio comune di quelle popolazioni, ciò che lo caratterizza e lo rappresenta.
Rispetto ai Signori italiani, i sovrani di grandi Stati dispongono di mezzi economici e militari ben più consistenti, il che consente loro di esprimere una politica di potenza e di ostentazione ad un livello superiore, ciò che li induce a favorire le scoperte geografiche, con tutte le conseguenze che esse comportano. Nel 1493 papa Alessandro VI, su richiesta dei re cattolici, traccia una linea di demarcazione sull’Atlantico, separando così le zone d’influenza di Portogallo e Spagna: è una sorta di pacifica spartizione del mondo fra due regni in forte espansione. Grazie a questo nuovo spirito, si vanno diffondendo la ruota idraulica e il mulino a vento, entrambi in grado di svolgere in modo semplice il lavoro di parecchi uomini e di assicurare ai proprietari lauti guadagni, e si comincia anche a fare sempre più ricorso a personale esperto nelle materie tecniche, ossia gli ingegneri.
Nella monarchia nazionale si trovano a convivere tre principali componenti sociali, ciascuna avente interessi diversi e spesso contrapposti: da un lato c’è il re, che tende ad accentrare tutto il potere nelle proprie mani, dall’altro i nobili feudatari, la cui ricchezza è basata sulla proprietà terriera, i quali vogliono mantenere la propria indipendenza dal re. La terza forza sociale è costituita dalla borghesia, che aspira a partecipare al potere politico, insieme ai nobili. Generalmente i re riescono a prevalere nella lotta contro la nobiltà feudale proprio grazie all’appoggio della borghesia e possono consolidare il proprio potere, ma spesso essi non si accontentano di imporsi all’interno del proprio Stato: vogliono anche estendere la propria supremazia su altri re e altri Stati.

Nessun commento:

Posta un commento