venerdì 11 settembre 2009

16. I norvegesi

Fino al IX secolo, la Norvegia è divisa in piccoli regni che si fanno guerra fra loro. Un primo tentativo di unificazione (872) fallisce. Ci riprova Olaf il Santo (1015-28), che introduce il cristianesimo nel paese, ma viene sconfitto da Canuto il Grande e, per qualche anno, la Norvegia passa sotto il dominio danese, finché Magnus I il Buono, figlio di Olaf, riconquista il trono (1035). Ma già, alla fine del secolo, la Norvegia è dilaniata da violente lotte dinastiche, cui pone fine Sverre, un abile personaggio, che usurpa il trono del legittimo re Magnus Erlingsson e governa il paese per diversi anni.
Dalla letteratura che ci è pervenuta su questi eventi traspaiono le reali qualità di Sverre e le sue doti di avveduto e astuto politico, che sa sfruttare le occasioni a lui favorevoli per imporsi come valido pretendente al trono, sa motivare i soldati alla battaglia, promettendo loro premi e bottini in caso di vittoria, sa circondarsi di validi funzionari, cui affida il compito di suddividere in regioni il paese e amministrarlo. Ma è pur sempre un usurpatore e, come tale, avverte il bisogno di una legittimazione, che, per essere solida, non può limitarsi a semplici rapporti di forza, per loro natura estremamente variabili e molto dispendiosi. Ecco allora che Sverre ricorre ad uno stratagemma vecchio quanto la storia: dice che è stato prescelto da Dio e che è stato solo uno strumento della sua volontà (GUREVIČ 1996: 90-104). La cosa in qualche modo funziona ancora, anche se non sempre e non per sempre. È così che hanno preso origine alcune dinastie nel corso della storia: dopo la vittoria, il più forte giustifica il suo potere riconducendolo a Dio.

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