venerdì 11 settembre 2009

09.13. Le rivolte dei poveri

Mentre si va diffondendo lo spirito capitalistico e, con esso, il fenomeno della concentrazione di ricchezze nelle mani di poche famiglie, destinate a formare un nuovo ceto sociale, quello dell’alta borghesia, le masse contadine devono fare i conti con una miseria dilagante. A partire dall’XI secolo e per tutto il medioevo, la storia d’Europa è segnata da numerose rivolte, spesso colorate da un’ideologia di tipo religioso, delle classi plebee nei confronti di quelle possidenti.
Una di queste rivolte, che interessa principalmente il nord-ovest dell’Italia, si ispira alle idee di fra’ Dolcino (1260-1307) e dà vita al cosiddetto movimento degli apostolici. Dolcino vorrebbe la più completa eguaglianza sociale, la distribuzione ai contadini dei beni della chiesa e il rifiuto di ogni autorità e gerarchia sociale. Di fronte a tale pericolo, vescovi e signori attuano una dura repressione militare, che si conclude con la tortura e l’esecuzione capitale di Dolcino. Nel 1328 una rivolta armata di contadini delle Fiandre viene soffocata nel sangue dalla cavalleria francese. Lo stesso avviene nelle regioni francesi della Piccardia, della Normandia e della Champagne (1358). A Firenze sono i salariati della manifattura laniera, i cosiddetti “ciompi”, che si sollevano, ma nulla possono contro la reazione della borghesia, che ne giustizia i capi e ne scioglie il movimento (1378). In Inghilterra si sollevano i lollardi (1381), che chiedono l’abolizione dei privilegi feudali e della servitù, ma anch’essi finiscono male. Rivolte popolari si registrano anche in Germania, Spagna, Polonia e in altre regioni europee e tutte si concludono con sconfitte, più o meno pesanti. Pesanti, ovviamente, per i contadini.

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