venerdì 11 settembre 2009

09.6. Il papato nella prima metà del XV secolo: Grande e Piccolo Scisma

All’indomani della cattività avignonese, che ha rappresentato un declassamento del potere pontificio a livello locale e un suo asservimento agli interessi del regno francese, si apre per il papato un nuovo non meno doloroso capitolo, che viene chiamato Scisma d’Occidente (per distinguerlo da quello d’Oriente del 1054) o “Grande scisma” (1378-1417) e che è caratteroizzato dalla coesistenza di due curie pontificie indipendenti, che si scomunicano a vicenda e competono per il potere. Al culmine di questo periodo fanno la loro comparsa le eresie di Wycliff e di Hus, che rifiutano la tradizione papista, mentre si vanno diffondendo le idee dei conciliaristi, cioè di coloro che asseriscono la superiorità dei vescovi riuniti in concilio nei confronti del papa. Approvata nel concilio di Pisa (1409) e confermata nel concilio di Costanza (1414-8), la teoria conciliarista viene contestata dal papa Eugenio IV (1431-47), in opposizione al quale, però, i vescovi eleggono un antipapa nella persona di Felice V (1439), aprendo il cosiddetto “Piccolo scisma”, che si conclude dopo dieci anni con l’abdicazione di Felice (1449).

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