venerdì 11 settembre 2009

09.12. La società medievale

È una società stratificata, il cui modello è ben rappresentato dall’organizzazione del monastero, che ha al centro la residenza di Dio, ossia il santuario, accanto ad esso, isolata, la casa dell’abate, più distante l’abitazione dei monaci e, ancora più lontane, le altre abitazioni. “L’abate è, di fatto, il signore” (DUBY 1993: 43). Non dissimile nella sua sostanza, anche se diversa nella struttura in ragione delle sue diverse funzioni, è la residenza aristocratica. Qui al centro c’è “una sola coppia”, la coppia dei signori, i quali, dovendo combattere il male con la forza piuttosto che con la preghiera, badano prevalentemente a fortificare la casa, a scavarvi un fossato tutt’intorno, a elevare una cinta muraria e una torre, simbolo della potenza, mentre la cappella viene relegata ai margini. In entrambi i casi un gruppo di persone e di famiglie (i servitori) è riunito attorno alla figura di un capo (il padrone). Tutt’intorno al palazzo o al monastero si possono scorgere le abitazioni delle famiglie più umili, anch’esse riunite attorno ad un’altra figura di capo, il capofamiglia. Una società duale dunque con uno scopo comune, che rispecchia l’ordine celeste: un solo padre, Dio, e le sue creature, figli suoi, che servono alla sua gloria (DUBY 1993: 49-57).
La gente comune vive in piccole case, che sono per lo più composte da due ambienti: una zona giorno con cucina e una camera da letto, dove dormono tutti (cfr. RONCIÈRE 1993: 130ss). E non si tratta di una semplice moda: “dormire in tanti era considerato semplicemente una condizione di miseria” (CONTAMINE 1993: 420). La coscienza della propria individualità è ancora poco sviluppata: “in epoca feudale, all’interno delle grandi dimore, non è mai previsto un posto per l’isolamento individuale” (DUBY 1993: 426). “I segni evidenti delle conquiste di un’autonomia personale si moltiplicano nel corso del secolo XII” (DUBY 1993: 429).

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