venerdì 11 settembre 2009

09.1. XIV secolo: il papato francese

Alla crisi del potere imperiale s’accompagna l’ascesa dei poteri locali, in particolare in Francia, il cui sovrano è così potente da condizionare per un settantennio l’elezione dei pontefici (tutti francesi e filo-francesi) e fare del papa un vassallo del re di Francia. Il primo di questi papi, Clemente V (1305-14), trasferisce la sede pontificia ad Avignone e si comporta come una sorta di funzionario speciale del re, che vive in una reggia dorata, godendo di particolari benefici e privilegi. Da potenza universale, il papato si è ridotto a potenza locale e di parte. I movimenti monastici pauperisti, ossia quella frangia di cristiani che credono di essere interpreti fedeli della dottrina del Fondatore, rimangono perplessi e si chiedono quando mai Cristo e i suoi discepoli hanno ostentato ricchezza o hanno posseduto qualcosa. Il papa, Giovanni XXII (1316-34), si sente in dovere di rispondere, dichiarando eretica una simile insinuazione, ma è ricambiato dai Minori con la stessa accusa. Nella contesa si inserisce Ludovico il Bavaro, che, mentre fa propria l’accusa di eresia pronunciata dai monaci contro il papa, sostiene che l’autorità dell’imperatore deriva direttamente da Dio ed è indipendente da quella del papa. È una lotta per l’egemonia fra i massimi poteri. Il 13 settembre 1376 Gregorio XI (1370-8) lascia Avignone e ritorna a Roma, dove s’insedia non più nel palazzo Laterano, ma bensì in Vaticano.

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