venerdì 11 settembre 2009

09.10. Il papato nella seconda metà del XV secolo

Il papato risente di questa temperie culturale e s’adegua. Il primo papa rinascimentale può essere considerato Niccolo V (1447-55). Egli amministra il suo regno come gli altri signori coevi e, come loro, si distingue per il suo mecenatismo. È lui che crea la biblioteca vaticana. È lui che dà disposizione a Leon Battista Alberti di edificare la basilica di S. Pietro e di rinnovare l’urbanistica del Vaticano. Oltre ad abbellire la città, i papi non dimenticano di arricchire se stessi e favorire i propri parenti. Adesso, ancora di più rispetto al passato, diventare papa è visto come una ghiotta occasione per elevare la condizione propria e quella dei propri parenti, un vero e proprio affare.
Callisto III (1455-8) riporta in auge la politica nepotista, che accomunerà tutti i papi di questo periodo.
Mentre si dichiara contrario ad ogni forma di conciliarismo, Pio II (1458-64) si comporra da sovrano assoluto, tanto da poter essere considerato il primo “papa-re”.
Non è da meno Sisto IV (1464-71), il cui nepotismo, il gusto del fasto e i continui interventi nella politica italiana, fanno di lui un tipico rappesentante del papa rinascimentale.
In Innocenzo VIII (1484-92) prevalgono invece le doti del mecenate: sotto di lui operano Pinturicchio, Mantegna, Filippo Lippi e il Perugino e la curia diventa uno dei centri artistici più attivi del tempo.
Il nepotismo ritorna con Alessandro VI (1492-1503) a conferma di un papato, che è intento più a questioni temporali che spirituali. Se pensiamo all’ammonimento di Cristo “lasciate i vostri beni e seguitemi”, non possiamo non constatare che i papi fanno esattamente il contrario, macchiandosi, quanto meno, del reato di concussione e di simonia!

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