venerdì 11 settembre 2009

15. Gli italiani

Approfittando del caos che si è venuto a determinate in Italia dopo la caduta dell’impero carolingio, Ottone I di Sassonia si fa incoronare imperatore a Roma (962) e, per porre fine allo scandalo di pati corrotti, si fa riconoscere il diritto di intervenire nell’elezione del pontefice, ma la sua presenza discontinua in Italia gli impedisce di esercitare un potere forte. Non riuscendo a tenere a bada i riottosi vassalli, gli imperatori pensano bene di favorire lo sviluppo di città, che si emancipano dai feudatari e si costiuiscono in liberi comuni. Mentre ciò accade nel Nord dell’Italia, il Sud viene occupato dai Normanni.
Il decreto contro le investiture laiche emanato da Gregorio VII (1075) indebolisce l’impero, che però si riprende grazie al matrimonio di Enrico VI, figlio del Barbarossa, con la normanna Costanza d’Altavilla (1186), che offre all’imperatore anche il controllo dell’Italia meridionale, mentre il papa rimane come stretto in una morsa. Allo scopo di liberarsi da questa posizione di debolezza, papa Clemente V si appoggia a Carlo d’Angiò, il quale interviene nel meridione d’Italia e pone fine alla dinastia degli Hohenstaufen (1268), anche se non riesce ad unificare l’intera penisola come vorrebbe.
Il papa adesso si sente più forte e può dedicarsi ad una pratica che lo appassiona: organizzare crociate. Le crociate avvantaggiano le Repubbliche marinare (Amalfi, Genova, Pisa e Venezia), che incrementano i loro scambi commerciali e si arricchiscono. Intanto l’esilio avignonese (1309-78) fa scoprire al papa che, se l’impero si è indebolito, la Francia si è rafforzata al punto da schiacciare lo stesso papato. Da parte loro, gli imperatori non sono ancora rassegnati ad un ruolo di secondo piano e scendono in Italia, prima con Enrico VII (1310-3), poi con Lodovico il Bavaro (1327-30), ma senza successo.
In questo clima di generale insicurezza, le istituzioni comunali cominciano ad apparire inadeguate e ciò offre l’occazione ad alcuni signori di conquistare il potere, talvolta con la più assoluta manca di scrupoli: nascono così, all’insegna della violenza, le Signorie a Milano, Mantova, Rimini, Perugia, Ferrara e Verona. Al Sud intanto, gli Angò vengono cacciati e gli aragonesi riprendono il potere (1442). La fine del XV secolo vede un’Italia frammentata e, dunque, debole: il Sud è in mano agli aragonesi; il Centro è costituito dallo Stato pontificio; il Nord è diviso in Signorie e Repubbliche marinare.

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