venerdì 11 settembre 2009

01. Aspetti generali

Anche il basso medioevo è dominato dalle figure dell’imperatore e del papa, che rappresentano rispettivamente la forza militare e quella spirituale e, insieme, derivando il proprio potere direttamente da Dio, possono rivendicare il ruolo di monarchi universali e dominare la scena politica. Nella furibonda lotta tra papa e imperatore, i feudatari si inseriscono come un terzo polo e, contrari ad entrambi, sognano l’indipendenza. Talvolta essi riescono ad ottenere delle concessioni in forma scritta (chiamate Chartae), che si muovono in direzione del pluralismo e, alla lontana, della democrazia. Le prime chartae risalgono al X secolo, ma la più famosa è la Magna charta, emanata nel 1215 dal re d’Inghilterra Giovanni Senzaterra.
La caduta e la frammentazione dell’impero franco, la fine della dinastia carolingia, la cronica debolezza del Sacro Romano Impero Germanico, l’ascesa del potere papale, costituiscono condizioni favorenti all’affermazione di nuovi centri di potere. È in questo periodo, infatti, che molti signori locali, anche avventurieri e briganti, costruiscono le loro fortune, attraverso un’abile politica di schieramento. Io ti do il mio appoggio e tu mi riconosci la signoria su un territorio. Su queste basi, alcuni riescono a fondare una dinastia, praticamente partendo dal nulla, semplicemente schierandosi col più forte del momento e poi, magari, cambiando alleanze a seconda del mutare degli equilibri politici, in modo da poter trarre sempre dei vantaggi.
Intanto vanno emergendo importanti elementi di novità e vanno sviluppandosi nuovi fermenti culturali, che favoriscono l’affermazione di poteri locali, che sono rappresentati principalmente dai Comuni e dalle monarchie nazionali, insieme all’ascesa della classe borghese, che è legata al mondo della cultura, dell’imprenditoria, della finanza e dei servizi. La realtà comunale rappresenta il prodotto di un momento storico dell’Europa occidentale in un periodo compreso tra l’XI e il XIV secolo, che presenta numerosi punti in comune con la polis: la cittadinanza è limitata agli individui maschi; molte cariche sono attribuite per sorteggio; il governo della città è affidato al Gran Consiglio, che è una sorta di Bulé composta da qualche centinaio di membri; il capo del Gran Consiglio, solitamente chiamato Podestà, resta in carica solo per un anno e non può essere rieletto prima che sia trascorso un periodo minimo di tre anni. Con l’eccezione della repubblica di Venezia, che sopravvivrà fino al tardo XVIII secolo, queste forme di governo avranno breve durata e lascieranno il posto a nuovi sistemi di potere ereditario.
Verso l’anno mille, a distanza di oltre cinque secoli dalla caduta dell’impero romano, la società feudale ha raggiunto un punto di equilibrio e le lotte per il potere attraversano un periodo di relativa calma, così che la gente, ciascuno secondo le proprie possibilità, può occuparsi dei propri affari e impegnarsi a migliorare le proprie condizioni di vita. Con questo nuovo spirito si trasformano foreste e paludi in terreno coltivabile e si migliorano lentamente le tecniche agricole, utilizzando aratri di metallo capaci di penetrare profondamente nel terreno, ripulendo le zolle dalle erbe per mezzo dell’erpice, migliorando i sistemi di tiro del cavallo e del bue, concimando i terreni e adottando la rotazione triennale delle colture. Nello stesso tempo, la diffusione dei mulini a vento e ad acqua libera i contadini dal pesante lavoro della macinatura manuale del grano e della spremitura (anch’essa manuale) delle olive, contribuendo ad aumentare il raccolto a parità di lavoro e rendendo possibile un incremento del surplus e quindi del profitto.
Il progresso tecnologico, oltre ad incrementare la produttività agricola, consente a molti contadini di lasciare la campagna e dedicarsi ad altre attività, come quelle artigianali e commerciali, che finiscono per concentrarsi nel borgo (così si chiamano le prime città medievali), che sorge nelle vicinanze della cattedrale. Nasce così una nuova classe sociale, che prenderà il nome di borghesia e che comprende tutti coloro che, non essendo nobili e nemmeno religiosi o agricoltori, vivono del proprio lavoro (commercianti, artigiani, professionisti). In particolare, si cominciano ad affermare le attività di banca e la figura del mercante-banchiere, e poiché il profitto derivante da attività finanziarie non gode di buona reputazione, avviene che molti ricchi mercanti si impegnino in un mecenatismo artistico e culturale riparatore, per riscattare i propri peccati (LE GOFF 2003: 75).
Anche dal punto di vista culturale-scientifico, dopo il nulla registrato dall’Alto Medioevo, si assiste, a partire dall’anno mille, ad un certo risveglio d’interesse, che, tuttavia, non riesce a produrre acquisizioni degne di nota, limitandosi essenzialmente alla riscoperta degli autori antichi. Se prima dell’anno mille i principali centri culturali erano i monasteri e le principali figure di intellettuali erano monaci, dopo l’XI secolo crescono d’importanza le scuole cittadine, che sono sempre collegate a strutture ecclesiali, come le cattedrali e le abbazie, mentre, a partire dal XIII secolo, le scuole più famose si organizzano in corporazioni e danno origine alle cosiddette università, che rispondono meglio alle aumentare esigenze culturali della vita cittadina. Si tratta di luoghi simili all’Accademia platonica, dove i giovani benestanti possono studiare filosofia, matematica, alchimia, astronomia, retorica e teologia. Qui il maestro unico, cui gli antichi affidavano l’insegnamento di tutto lo scibile, viene sostituito da tante figure di maestri specializzati in una singola disciplina. Sono i docenti universitari. Il loro insegnamento si fonda sullo studio delle opere degli autori classici, che vengono accreditate di un’autorità quasi assoluta.
Accanto alle università, si vanno diffondendo, nelle piazze, nelle botteghe e nei salotti dei comuni italiani, dei liberi focolai di cultura dove si privilegia una lettura più critica dei testi, che vengono inquadrati nel loro contesto storico, cercando di comprendere il loro reale significato. È qui che prende origine lo sviluppo del cosiddetto umanesimo. Fino al Quattrocento, il campo scientifico continuerà ad essere dominato non solo dalla Bibbia, ma anche dagli scritti di Aristotele, Tolomeo, Euclide e Galeno, le cui teorie, seppure non sempre adeguatamente supportate da prove, vengono, azzardatamene, elevate a dogmi religiosi dai teologi medievali. È un ritorno al passato, che per certi versi può essere considerato un arretramento culturale, per altri versi un ritorno alla vera cultura, che costituisce la premessa necessaria per poter riprendere il cammino della scienza. Per il momento, tuttavia, questo cammino non è ancora iniziato e, se facciamo un confronto con lo splendore intellettuale dell’Età greco-ellenistica, “è come se in Europa, durante il Medio Evo, fosse stata «spenta la luce»” (CROMER 1996: 135).

Nessun commento:

Posta un commento